Cosa pensano le donne?
Le donne pensano un sacco di cose, tutte insieme, tutte complicate. Il loro cervello è una diga perennemente a prova di sfondamento. Nelle anse del cervello si annidano milioni di post-it fatti non solo di incombenti , ma soprattutto di emozioni .
Le donne si preoccupano di tutto e per tutti. Sempre.
“Devo passare in tintoria. Devo pensare a cosa fare stasera per cena. Chissà se la mia amica che l’ha lasciata quello stronzo sta meglio. Certo che quello è proprio uno stronzo. Oggi mio figlio ha il vaccino, l’esame, la maturità. Devo portare mia madre a fare l’esame del sangue, sta piovendo oddio i panni sono stesi oggi ho la riunione col capo devo consegnare quel progetto scade la rata del mutuo è il 27 i soldi sono quasi finiti devo prenotare il dentista per mio figlio”.
Il tutto mentre si sono smagliate la calza, sono andate in banca a pagare i mav e le bollette, hanno comprato il pane fresco e l’acqua frizzante. Le banane e i broccoli.
In una giornata così sono riuscite miracolosamente a infilarci una piega dal parrucchiere magari. 20 minuti d’aria a leggere che manco quella figona di Angiolina è riuscita a tenersi il biondone. In fondo, un Dio c’è.
C’è quella amica lì, che la dobbiamo consolare perché ha scoperto che ha il tumore al seno. Un’altra. E i medici l’hanno trattata come una pezza da piedi. Sì, pezza da piedi sono le parole che ci ha riferito.
“Ti prego riesci a passare da me cinque minuti?”
“E certo che riesco a passare, tesoro”.
Le donne si tengono la mano, a 15 anni per andare al bagno insieme. A 40 per condividere questo dolore.
E’ come se se lo passassero attraverso le pieghe dei calli delle dita, calli per i quintali di verdure tagliate, piatti lavati, duri come la loro esistenza e l’anima segnata da abbracci spezzati.
Sono le 6 vorrei stare qui con te a bere un altro Negroni mentre ci raccontiamo i nostri sogni da bambina e ridiamo per come è andata così in modo bizzarro invece la vita. Ma sono le 6 e ci sono pavimenti da pulire, polli da infornare e colletti da inamidare.
Quanto è sterile pensare di dovere apparecchiare una tavola, mentre ti tengo la mano e ti prometto che ci sarò. Ma ti devo lasciare lì col tuo immenso dolore, Amica, Sorella.
Corro verso casa, il parcheggio che ho fatto è quel che è. Mi toccano pure gli insulti del vecchio “che le donne non sanno né guidare né parcheggiare”. (Come se ce ne fregasse qualcosa…)
La casa è un campo di battaglia. Bene, l’ho rassettata, ma sarà dopo poche ore esattamente quella di prima. Frustrante desolazione.
La tavola è apparecchiata, c’ho avuto pure il tempo di mettere su una candela, un bel cesto di frutta già lavata e lucida. Quanto fa casa tutto questo.
Rientro del compagno.
“Ah, finalmente a casa. Ah sei andata dal parrucchiere (questo, quando se ne accorge), beata te che hai avuto il tempo! Sapessi che giornata che ho avuto io oggi, invece…”
E pronte, ancora ad accogliere altri pensieri; per cena la sera mangiamo pane e ansie. E troviamo pure le forze di essere decorosamente consolanti.
Finché si spegne la luce.
E nel letto pensiamo ho chiuso il gas le luci la porta domani devo ritirare le analisi di mia madre passare dalla banca ho la riunione col capo ed è finito il latte.
Non sono io questa. E’ una di noi. Siamo tutte noi. Che le donne c’hanno una potenza e una forza sovrumana.
Che solo noi lo sappiamo. Solo noi.
Laura P. Cavallo